Ricordo di Gianmaria Testa

Il palco era minimalista. Uno sgabello, un tavolino basso sul quale qualcuno, prima dell’inizio del concerto aveva posato un bicchiere di vino bianco ed un asciugamano. Appoggiate dietro lo sgabello un paio di chitarre, una elettrica ed una acustica.

Poi iniziava lo spettacolo. E la sua voce soffiava nel microfono canzoni che parlavano di aerei e mongolfiere, di viaggi,  donne e soprattutto degli ultimi: dei seminatori di grano e dei migranti.

Tra una canzone e l’altra, qualche parola per cucire i pensieri per inquadrare ancora meglio i concetti che gli stavano a cuore.

Questa mattina, la notizia della sua morte si è conficcata come una spina diritta nel mio cuore. Sapevo della sua malattia ma nutrivo ancora la speranza di poter rivedere un suo spettacolo, di rivivere ancora quella magia.

Ciao Gianmaria, uomo mite e colto. Non so trovare altre parole per salutarti perché “io non lo conosco / il tono giusto del saluto / e nemmeno le parole / per la circostanza”.

Prima vennero a prendere…

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare

Questo testo attribuito a Bertold Brecht racchiude il senso del Giorno della Memoria e lo cala dritto dritto nei nostri giorni. Il rischio che io vedo in questa ricorrenza è infatti quello di farci pensare che quella tragedia vada si ricordata ma contestualizzata solo in quell’epoca ormai passata ed attribuita alla follia nazista sicuramente da condannare e da mettere al bando.

Ma non riusciamo a fare un passo in più; quello che ci consentirebbe di riflettere sul fatto che, tutte le volte che tolleriamo che a qualcuno, magari anche vicino a noi, viene negato un diritto o  viene fatto un torto e noi non facciamo nulla per aiutarlo o addirittura ci voltiamo dall’altra parte, proseguiamo nella logica che durante il nazismo ha tollerato la Shoah.  L’indifferenza, l’apatia, la pigrizia che ci fa stare comodi nelle nostre piccole sicurezze è una sorta di miopia che non ci permette di vedere più in la del nostro naso.

E quando ci accorgeremo che stanno togliendo anche a noi i nostri diritti e la nostra libertà, sarà ormai troppo tardi.

Recensione del film “Se Dio vuole”

Vedi il trailer di “Se Dio vuole” e pensi: ok, vado al cinema a farmi due sane risate.

E poi, una volta in sala, ti ritrovi sicuramente a ridere a crepapelle ma anche, e soprattutto, a riflettere. Rifletti sull’ipocrisia che governa i nostri rapporti sia di lavoro che famigliari. L’ipocrisia a cui ci aggrappiamo per non dover far fatica.

La fatica di combattere per affermare le nostre qualità sul lavoro, come fanno i membri dell’equipe del famoso cardiochirurgo Tommaso (impersonato da Marco Giallini): si limitano ad odiarlo e criticarlo alle sue spalle.

Ma è anche l’ipocrisia a cui ricorre Tommaso nei rapporti con la famiglia per non fare la fatica di capire la solitudine in cui è sprofondata la moglie, la banalità della vita della figlia (l’ameba) e del genero (il miserabile) e l’improvvisa vocazione del figlio Andrea che affascinato dall’incontro con Don Pietro (Alessandro Gassman) e con Gesù decide di lasciare gli studi di medicina e di entrare in seminario.

Proprio questo evento scardina la routine familiare e porterà Tommaso ad un incontro – scontro con Don Pietro da cui però uscirà trasformato. Ed infine riuscirà a capire qual è la forza … che fa cadere una pera dall’albero.

Ho visto anche pendolari felici

Finalmente la pazienza infinita dei pendolari della linea Milano-Monza-Molteno-Lecco è stata ricompensata e i nuovi treni sono entrati in funzione.

Mi è capitato così di vedere scene che non credevo possibili. Pendolari felici di prendere la corsa mezz’ora prima del solito pur di vedere il treno nuovo. Pendolari  felici di veder arrivare il controllore e felici di mostrargli l’abbonamento o il biglietto.
Pendolari apprezzare la silenziosità del treno. Pendolari intenti a scoprire e a lodare anche i piccoli particolari come le prese di corrente per PC e telefonini. Pendolari viaggiare comodi!

Qualche altro pendolare ora mi dirà : cosa vuoi di più? Semplice una linea ferroviaria adeguata ai tempi e che adegui i suoi tempi a quelli frenetici dei pendolari. Una linea ferroviaria che venga ammodernata per consentire di fare più scambi e ridurre i tempi di percorrenza. Una linea ferroviaria dove ci siano pochi passaggi a livello e quei pochi funzionino perchè se mettiamo un treno nuovo sui binari, un treno che può fare i 140 Km/h, e poi deve rallentare fino ad andare a passo d’uomo ad ogni passaggio a livello… le mezz’ore di ritardo non si contano!

I pendolari hanno avuto pazienza e ne avranno ancora, ma devono ora essere più uniti che mai nel chiedere che vengano rimossi i tagli al trasporto pubblico e che vengano fatti gli investimenti minimi per migliorare la linea.

Sperem.

Bologna, 2 agosto 1980

Luglio 1980. Come tutte le estati un bambino partiva da Milano, zona viale Sarca, per la colonia estiva a Milano Marittima. Quell’anno si era deciso che la comitiva dei bambini “Pirelli” sarebbe partita in treno; e così il bambino transita dalla stazione di Bologna. 

Agosto 1980. Nella colonia estiva Centro Climatico Marino, un altro bambino cade, si taglia, perde sangue. Un bambino più grande lo guarda e con superiorità minimizza l’accaduto dicendogli : “ma cosa piangi per due gocce di sangue, dovevi vedere quanto ce n’era di sangue in stazione a Bologna!”

Agosto 1980. I bambini della colonia estiva tornano a casa in autobus.

Playlist per “24 ore senza di noi”

Oggi 1 Marzo è stata la prima giornata di protesta degli immigrati in Italia.

Oltre alla lettura del bel libro “Blacks Out” di Vladimiro Polchi, consiglio una playlist  di 10 canzoni per riflettere.

Clandestino di Manu Chao. Una canzone  manifesto per chi “va da solo con la sua pena, con la sua condanna, il dover correre come proprio destino, per non avere i documenti.” Memorabile anche una versione live di Fiorella Mannoia contenuta nell’album Concerti.

Ebano dei Modena City Ramblers. Contenuta nell’album Viva la Vida, muera la muerte con Cisco alla voce (ora l’ha ripresa anche nel suo recente Dal vivo volume 1) racconta la vita di una ragazza africana, “la perla nera”,  che viene venduta e da allora lavora prima a Palermo a raccogliere arance e limoni e poi sui viali di Bologna.

Western Union dei Modena City Ramblers. Appare nell’album “Dopo il lungo inverno” il primo dopo la separazione da Cisco. In un grammelot di lingue, quello del melting pot italiano, racconta i sogni di tornare a casa; per ora spediscono ai parenti rimasti in patria i soldi guadagnati qui (Western Union è una delle principali società di money transfer).

Pane e coraggio di Ivano Fossati. Gli uomini, le donne e i bambini scendono dai barconi confidando che il commissario non li faccia tornare indietro su quella barca troppo piena. Ci vuole coraggio a lasciare tutto a cercare il pane in una terra che non ti vuole.

Mio fratello che guardi il mondo di Ivano Fossati. Come non chiamare fratello chi “è nato ed ha lavorato in ogni paese e ha difeso con fatica la propria dignità” ?

Seminatori di grano – Forse qualcuno domani di Gianmaria Testa. Il cantautore ed ex-ferroviere ha dedicato all’immigrazione un  intero album “Da questa parte del mare”. Particolarmente questi due brani raccontano le vite di uomini e donne che arrivano con passo lento, accorto e silenzioso. Nel live “Solo dal Vivo” è possibile anche ascoltare un parlato in cui Gianmaria espone il proprio, netto, punto di vista in merito.

La mia terra dei Nomadi. E’ uno dei due inediti in studio pubblicati nell’album Orchestra Live 2007 e racconta, con le voci di Danilo Sacco e Massimo Vecchi, l’odissea di un uomo che attraversa il mare e chiede alla propria madre di pregare per lui mentre va incontro al suo destino.

E semm partii di Davide Van de Sfroos. L’Italia non è  sempre stata terra di immigrazione, anzi. Per anni è stata terra di emigrazione, anche dal nord. In questa canzone in cui il dialetto laghè si alterna all’italiano, si racconta la partenza delle navi per l’America sognata ma dove se ci arrivi con la valigia vuota non sai se sarai poi così simpatico alla Statua della Libertà.

Italiani d’Argentina di Ivano Fossati. Chi è arrivato dall’altra parte dell’oceano ora trasmette le proprie voci … ma ci sentite da lì?

Playlist per il giorno della memoria

Per “meditare che questo è stato” (Primo Levi) ho selezionato una play list di canzoni che hanno per argomento l’Olocausto e la Seconda Guerra Mondiale.

Auschwitz di Francesco Guccini – ho scelto la versione live con i Nomadi contenuta in Album Concerto del 1979. Tratteggia la grande tragedia dei campi di concentramento e ne proietta la tragedia nel presente e nel futuro: fino a quando l’uomo ucciderà il suo fratello?

L’ultimo viaggio della Casa del Vento – tratto dall’album Il grande niente, con la voce di Betty Vezzani dei Modena City Ramblers. Narra la storia di Carolina Lombroso, che partorisce il quarto figlio sul treno per Auschwitz dove morirà con i 4 figli.

A volte di Cisco – tratto dall’album La lunga notte. Scritta dopo un viaggio a Birkenau (bosco di betulle il suo significato in italiano). Per testimoniare ciò che è stato e tramandarlo.

Notte di San Severo della Casa del Vento, ho scelto la versione dei Modena City Ramblers con Luca e Sauro Lanzi della Casa del Vento nell’album Appunti Partigiani. Narra la storia del nonno di Luca e Sauro Lanzi morto nella strage nazista di San Severo il 16 Luglio 1944.

Sette Fratelli dei Mercanti di Liquore e Marco Paolini, tratto dall’album Sputi. E’ la storia dei fratelli Cervi fucilati dai nazisti, ma di fronte alla morte “non eri tu fucile, il più fermo, il più forte”.

Nella Chiesa di Bellusco dei Mercanti di Liquore tratto dall’album Cosa te ne fai di un titolo. Racconta l’irruzione delle SS nella Chiesa di Bellusco, durante una Messa, alla ricerca di partigiani. Il coraggio del prete salva i presenti e i partigiani nascosti. La guerra ha percorso anche le strade della mia Brianza.

L’uomo di Monaco dei Nomadi, ho scelto una versione live cantata da Augusto Daolio. Sono passati gli anni, i decenni. Un vecchio incrociato a Monaco, fa pensare all’autore ad un passato come soldato nazista che ha calpestato le strade d’Europa. Ma ormai le rughe sono passate sul suo viso e non ha gli “artigli” della bestia nazista ma le sue mani tremano “come quelle di mio padre”.  Manteniamo la memoria, ma il tempo è fortunatamente cambiato, l’Europa è in pace.

Scattata durante il mio viaggio in Polonia nel 1991.
Scattata durante il mio viaggio in Polonia nel 1991.

 

Buon Natale a chi…

“Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c`era posto per loro nell`albergo.” Luca, cap. 2

Oggi vigilia di Natale ho fatto gli auguri a tante persone.  So che queste persone faranno sicuramente un buon Natale,
lo trascorreranno con le persone che amano, scambiandosi doni e sedendosi di fronte a tavole imbandite.

Il mio pensiero ed augurio va quindi, in questa notte di pioggia, a tutti quelli a cui non ho potuto dare di persona il mio augurio e che mi illudo di raggiungere con questo blog.

Auguri a quelli che sono in coda alla “Società del Pane Quotidiano”
(Fratello, sorella… Nessuno qui ti domanderà chi sei, nè perché hai bisogno, nè quali sono le tue opinioni www.panequotidiano.info).

Auguri a tutti quelli che sono sui tetti delle loro aziende (o ne sono appena scesi) per difendere il proprio lavoro e la propria dignità.

Auguri a quelle famiglie che questo Natale non avrà alla propria tavola un familiare che un giorno è uscito per andare a lavorare e non è più tornato
Auguri a chi il lavoro nel 2009 l’ha perso o nel 2010 non sa se l’avrà.

Auguri ai fratelli non italiani che cercano qui di allargare il loro piccolo angolo di vita: nel mio cuore nessuno è straniero.
Auguri a tutti quelli che, con la venuta del Bambin Gesù, ho riconosciuto come miei fratelli.

PS: questa è la versione riveduta e corretta di una nota pubblicata la vigilia di Natale del 2008 nel mio profilo Facebook