Le vite degli altri

Nel mio viaggio a Berlino del 2015 la guida italiana (ma residente da tanti anni a Berlino) mi ha consigliato la visione del film “Le vite degli altri”:  <<Racconta bene cos’era quel mondo>>  mi disse mentre  conduceva me e mia moglie per le strade dell’allora Berlino Est. Quindi nel momento in cui vidi il promo su Rai Uno diventai subito impaziente di vederlo.

Il film rischia di essere, all’inizio, un “mattone” : il clima di Berlino Est, le sue strade vuote rendono l’atmosfera cupa e deprimente. A tenere vivo l’interesse sono le tecniche della Stasi (Staats Sicherheit – sicurezza di Stato), il modo che hanno di entrare nelle case, nelle vite dei cittadini di cui dicono di voler mantenere la sicurezza. Imbarazzante il modo con cui il capitano della Stasi minaccia la signora che sbirciava dallo spioncino della porta; chiamandola per nome le dice: lo sa che se dice qualcosa di quello che ha visto suo figlio non potrà più studiare medicina, vero?

Col passare dei giorni, mentre spia lo scrittore Dreyman, il capitano Wiesler della Stasi da uomo dello Stato inizia a cambiare; capisce perché il potente ministro Hempf vuole screditare lo scrittore, cerca di metterlo sull’avviso, trucca alcuni rapporti per omettere che sta scrivendo un articolo per Spiegel in cui spiegare ai tedeschi occidentali perché in Germania Est nessuno tiene la triste contabilità dei suicidi.

Dopo aver mostrato l’angoscia degli arresti e degli interrogatori nel carcere della Stasi, il film arriva alla “liberazione” della caduta del Muro e finisce nei giorni nostri, in una Berlino finalmente pacificata e che ha proprio nei quartieri dell’Est una delle zone più belle ed interessanti. 

 

 

Auguri ai lavoratori

Auguri a tutti i lavoratori.

Auguri a tutti quelli che il lavoro l’hanno perso o non l’hanno mai trovato

Auguri a tutti quelli che in questo momento drammatico stanno lavorando negli ospedali, nei negozi e supermercati, negli studi professionali, nelle aziende che producono e in quelle che trasportano i prodotti e le persone, nei loro laboratori artigianali.

Auguri a tutti quelli che stanno lavorando da remoto e hanno dimostrato alle aziende che si, anche in Italia si può lavorare da remoto.

Auguri a tutti quelli che stanno lavorando a tempo pieno e a chi è in cassa integrazione totale o parziale.

Auguri ai lavoratori dipendenti e ai lavoratori autonomi. Perché si capisca che non sono due categorie differenti. Siamo tutti lavoratori.

Auguri a tutti i pensionati che con il loro lavoro hanno costruito il nostro paese, ora toccherà a noi ricostruirlo.

Auguri alla nostra Repubblica che il lavoro l’ha messo nell’articolo 1 della sua Costituzione, la più bella del mondo.

Auguri a tutti con la speranza che, quando potremo mettere tutto questo alle spalle, il mondo del lavoro avrà capito la lezione e potrà veramente cambiare.

Perché tutti i lavoratori possano avere i propri diritti.

Perché i diritti o sono di tutti o si chiamano privilegi.

Se vuoi aggiungere i tuoi auguri, commenta qui sotto.

Prima vennero a prendere…

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare

Questo testo attribuito a Bertold Brecht racchiude il senso del Giorno della Memoria e lo cala dritto dritto nei nostri giorni. Il rischio che io vedo in questa ricorrenza è infatti quello di farci pensare che quella tragedia vada si ricordata ma contestualizzata solo in quell’epoca ormai passata ed attribuita alla follia nazista sicuramente da condannare e da mettere al bando.

Ma non riusciamo a fare un passo in più; quello che ci consentirebbe di riflettere sul fatto che, tutte le volte che tolleriamo che a qualcuno, magari anche vicino a noi, viene negato un diritto o  viene fatto un torto e noi non facciamo nulla per aiutarlo o addirittura ci voltiamo dall’altra parte, proseguiamo nella logica che durante il nazismo ha tollerato la Shoah.  L’indifferenza, l’apatia, la pigrizia che ci fa stare comodi nelle nostre piccole sicurezze è una sorta di miopia che non ci permette di vedere più in la del nostro naso.

E quando ci accorgeremo che stanno togliendo anche a noi i nostri diritti e la nostra libertà, sarà ormai troppo tardi.

Bologna, 2 agosto 1980

Luglio 1980. Come tutte le estati un bambino partiva da Milano, zona viale Sarca, per la colonia estiva a Milano Marittima. Quell’anno si era deciso che la comitiva dei bambini “Pirelli” sarebbe partita in treno; e così il bambino transita dalla stazione di Bologna. 

Agosto 1980. Nella colonia estiva Centro Climatico Marino, un altro bambino cade, si taglia, perde sangue. Un bambino più grande lo guarda e con superiorità minimizza l’accaduto dicendogli : “ma cosa piangi per due gocce di sangue, dovevi vedere quanto ce n’era di sangue in stazione a Bologna!”

Agosto 1980. I bambini della colonia estiva tornano a casa in autobus.

Buon Natale a chi…

“Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c`era posto per loro nell`albergo.” Luca, cap. 2

Oggi vigilia di Natale ho fatto gli auguri a tante persone.  So che queste persone faranno sicuramente un buon Natale,
lo trascorreranno con le persone che amano, scambiandosi doni e sedendosi di fronte a tavole imbandite.

Il mio pensiero ed augurio va quindi, in questa notte di pioggia, a tutti quelli a cui non ho potuto dare di persona il mio augurio e che mi illudo di raggiungere con questo blog.

Auguri a quelli che sono in coda alla “Società del Pane Quotidiano”
(Fratello, sorella… Nessuno qui ti domanderà chi sei, nè perché hai bisogno, nè quali sono le tue opinioni www.panequotidiano.info).

Auguri a tutti quelli che sono sui tetti delle loro aziende (o ne sono appena scesi) per difendere il proprio lavoro e la propria dignità.

Auguri a quelle famiglie che questo Natale non avrà alla propria tavola un familiare che un giorno è uscito per andare a lavorare e non è più tornato
Auguri a chi il lavoro nel 2009 l’ha perso o nel 2010 non sa se l’avrà.

Auguri ai fratelli non italiani che cercano qui di allargare il loro piccolo angolo di vita: nel mio cuore nessuno è straniero.
Auguri a tutti quelli che, con la venuta del Bambin Gesù, ho riconosciuto come miei fratelli.

PS: questa è la versione riveduta e corretta di una nota pubblicata la vigilia di Natale del 2008 nel mio profilo Facebook

Io non cerco balena bianca, io non cerco balena azzurra, sono un arcobaleniere coloro le sere e trasformo il blu

 Nella notte del 9 giugno ho partecipato all’incontro con Alex Bellini all’interno del CaterRaduno 2009.

Alex Bellini, per chi non lo conoscesse, è un navigatore solitario che ha attraversato a remi prima l’Atlantico e poi il Pacifico. Di lui mi rimase impressa una delle prime risposte che diede alle domande stupite di Cirri e Solibello, conduttori di Caterpillar la trasmissione di Rai Radio 2 che ha seguito le imprese di Alex; alla domanda <<ma sei pazzo a fare un viaggio del genere?>>, Alex rispose <<Credo che i pazzi siano quelli che si fanno due ore di coda tutti i giorni in tangenziale>>.

Sarà che in quei giorni andavo in ufficio in macchina, facendo regolarmente coda sulla Tangenziale Est di Milano, sarà che il tema dei pendolari mi sta molto a cuore, fatto sta che quella risposta mi rimase impressa. Ci ho pensato spesso ed ho concluso che forse i pazzi siamo davvero noi pendolari che sacrifichiamo 2-3 ore della nostra giornata su strade, tangenziali e ferrovie per andare a lavorare. Ho anche fatto un calcolo spanno-metrico di quanti Km percorro in un anno: 70 km al giorno (tra andata e ritorno) per una media di 230 giorni lavorativi fanno 16.100 Km l’anno ovvero una distanza quasi simile a quella percorsa da Alex Bellini per attraversare il Pacifico (18.000 Km circa).

Certo i miei 16.100 Km non li percorro a remi e neanche pedalando ma gli imprevisti che a volte fanno piangere capitano anche a me (a noi): scioperi e guasti più disparati ci mandano alla deriva e nel panico. Ed allora qual è la forza che ci aiuta a sopportare code, vagoni troppo freddi o troppo caldi, la calca e mille altri disagi? Come ci ha insegnato Alex Bellini con i suoi viaggi e con le testimonianze che porta in giro per l’Italia,  la forza che ci aiuta nel viaggio qualsiasi esso sia è l’obbiettivo che ci ha mossi. L’obbiettivo di noi pendolari all’andata è quello di lavorare per dare dignità alla nostra esistenza ed alla nostra famiglia; nel viaggio di ritorno  il nostro obbiettivo è quello di ritrovare la famiglia, gli affetti e la vita per la quale abbiamo faticato per 8 ore. 

Sperem.

 

E a noi non resta che scriverle in fretta perchè poi svaniscono e non si ricordano più

A cosa servono i blog? A cosa serve QUESTO blog?

Alla prima domanda si può sicuramente trovare una risposta, nell’epoca del Web 2.0 e del crowd sourcing.

La seconda domanda una risposta ancora non l’ha.  Un senso che potrebbe avere è quello di cristallizzare in parole quei ricordi che potrebbero svanire, nel fluire impetuoso degli eventi.

Un esempio: domenica 11 maggio 2009, ritorno da Assisi  per il XX congresso AIP in macchina da solo.

Avanza la sera, il sole inizia a calare. Sono sull’A1 quasi a Firenze, intorno a me le colline verdi della Toscana. Un’ampia curva verso destra e si apre davanti al mio sguardo uno spettacolo che avrebbe richiesto una macchina fotografica e qualche istante per immortalare il momento, ma non posso. Decido di usare la retina come fosse una pellicola o meglio, nel 2009,  una scheda digitale.

Le colline verdi, una casa solitaria sulla sommità,   il sole rosso che cala e colora vaghe nuvole nel cielo azzurro. E’ un istante. La curva chiama la mia attenzione, la strada scende su Firenze. Il tempo scorre inesorabile.

Memorizzo e mi riprometto di scriverlo per non dimenticarlo più. Sperem.

Ciao mondo!!

Ogni informatico al primo approccio con un nuovo linguaggio di programmazione crea un programmino che manda un semplice messaggio:

Hello world! Ciao Mondo!

Questo è il mio primo approccio con un linguaggio ed un modo di comunicare che non mi è solito, ma che desidero apprendere per dire qualche parola anch’io in questo immenso fluire di parole, opinioni, informazioni,  foto e chi più ne ha più ne metta.

Sperem.