Io non cerco balena bianca, io non cerco balena azzurra, sono un arcobaleniere coloro le sere e trasformo il blu

 Nella notte del 9 giugno ho partecipato all’incontro con Alex Bellini all’interno del CaterRaduno 2009.

Alex Bellini, per chi non lo conoscesse, è un navigatore solitario che ha attraversato a remi prima l’Atlantico e poi il Pacifico. Di lui mi rimase impressa una delle prime risposte che diede alle domande stupite di Cirri e Solibello, conduttori di Caterpillar la trasmissione di Rai Radio 2 che ha seguito le imprese di Alex; alla domanda <<ma sei pazzo a fare un viaggio del genere?>>, Alex rispose <<Credo che i pazzi siano quelli che si fanno due ore di coda tutti i giorni in tangenziale>>.

Sarà che in quei giorni andavo in ufficio in macchina, facendo regolarmente coda sulla Tangenziale Est di Milano, sarà che il tema dei pendolari mi sta molto a cuore, fatto sta che quella risposta mi rimase impressa. Ci ho pensato spesso ed ho concluso che forse i pazzi siamo davvero noi pendolari che sacrifichiamo 2-3 ore della nostra giornata su strade, tangenziali e ferrovie per andare a lavorare. Ho anche fatto un calcolo spanno-metrico di quanti Km percorro in un anno: 70 km al giorno (tra andata e ritorno) per una media di 230 giorni lavorativi fanno 16.100 Km l’anno ovvero una distanza quasi simile a quella percorsa da Alex Bellini per attraversare il Pacifico (18.000 Km circa).

Certo i miei 16.100 Km non li percorro a remi e neanche pedalando ma gli imprevisti che a volte fanno piangere capitano anche a me (a noi): scioperi e guasti più disparati ci mandano alla deriva e nel panico. Ed allora qual è la forza che ci aiuta a sopportare code, vagoni troppo freddi o troppo caldi, la calca e mille altri disagi? Come ci ha insegnato Alex Bellini con i suoi viaggi e con le testimonianze che porta in giro per l’Italia,  la forza che ci aiuta nel viaggio qualsiasi esso sia è l’obbiettivo che ci ha mossi. L’obbiettivo di noi pendolari all’andata è quello di lavorare per dare dignità alla nostra esistenza ed alla nostra famiglia; nel viaggio di ritorno  il nostro obbiettivo è quello di ritrovare la famiglia, gli affetti e la vita per la quale abbiamo faticato per 8 ore. 

Sperem.

 

Times they are a changing

Il tempo consuma, il tempo cambia
Il tempo consuma, il tempo cambia

Riflessione del mattino: i cambiamenti.

Ho pensato a quante cose sono cambiate per me solo negli ultimi mesi e a quante cose io ho cambiato negli ultimi tempi.  Ho cambiato cliente finale e luogo di lavoro, l’automobile, gli occhiali  e la borsa da lavoro.

Siamo noi che cambiamo le cose, le cose che cambiano noi? In tutto questo ci sono situazioni che condizionano o determinano  i cambiamenti: non posso decidere di cambiare luogo di lavoro da solo, la vista peggiora senza che io lo voglia. Intorno a queste situazioni agisce la nostra volontà: le cose, forse i tempi, ci cambiano,  noi dobbiamo seguire e pilotare il cambiamento secondo il nostro modo di … stare al mondo, non mi viene altro modo per dirlo.

I tempi cambiano, aiutiamo il cambiamento dei tempi. Sperem.

E a noi non resta che scriverle in fretta perchè poi svaniscono e non si ricordano più

A cosa servono i blog? A cosa serve QUESTO blog?

Alla prima domanda si può sicuramente trovare una risposta, nell’epoca del Web 2.0 e del crowd sourcing.

La seconda domanda una risposta ancora non l’ha.  Un senso che potrebbe avere è quello di cristallizzare in parole quei ricordi che potrebbero svanire, nel fluire impetuoso degli eventi.

Un esempio: domenica 11 maggio 2009, ritorno da Assisi  per il XX congresso AIP in macchina da solo.

Avanza la sera, il sole inizia a calare. Sono sull’A1 quasi a Firenze, intorno a me le colline verdi della Toscana. Un’ampia curva verso destra e si apre davanti al mio sguardo uno spettacolo che avrebbe richiesto una macchina fotografica e qualche istante per immortalare il momento, ma non posso. Decido di usare la retina come fosse una pellicola o meglio, nel 2009,  una scheda digitale.

Le colline verdi, una casa solitaria sulla sommità,   il sole rosso che cala e colora vaghe nuvole nel cielo azzurro. E’ un istante. La curva chiama la mia attenzione, la strada scende su Firenze. Il tempo scorre inesorabile.

Memorizzo e mi riprometto di scriverlo per non dimenticarlo più. Sperem.

Ciao mondo!!

Ogni informatico al primo approccio con un nuovo linguaggio di programmazione crea un programmino che manda un semplice messaggio:

Hello world! Ciao Mondo!

Questo è il mio primo approccio con un linguaggio ed un modo di comunicare che non mi è solito, ma che desidero apprendere per dire qualche parola anch’io in questo immenso fluire di parole, opinioni, informazioni,  foto e chi più ne ha più ne metta.

Sperem.